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I sette mondi del sogno e la loro rappresentazione nello psicodramma junghiano

di |

 Maurizio Gasseau

Nell’universo del sogno esistono come “sette mondi”, ovvero “categorie” di sogni,
che richiedono modalità di lavoro differenti in analisi, nei gruppi analitici e, nello
specifico, nello psicodramma junghiano.

“Il sogno – sostiene Karl Jaspers nella Psicopatologia generale (1913) – rimane
sempre un fenomeno umano generale, considerato come un’esperienza illusoria
indifferente oppure come un’esperienza simbolica o profetica la cui interpretazione è
di particolare interesse. Nel sogno la vita psichica è così modificata che la si potrebbe
dire del tutto anormale, se non fosse legata strettamente allo stato di sonno e se non
fosse comune a tutte le persone […]1
. Gli elementi che sono presenti costantemente
nella vita psichica dello stato di veglia sono aboliti. Manca una vera coscienza della
personalità, per cui vengono commesse azioni che sarebbero completamente estranee
alla personalità vigile, senza che ciò meravigli affatto nel sogno. Manca la
rappresentazione del passato. Manca la coscienza di relazioni naturali tra gli
avvenimenti […], mancano veri e coscienti atti volontari […] e ciò per il fatto che non
esiste più un sentimento della personalità, ma solo una momentanea coscienza dell’Io
[…]. Il concatenamento tra i processi psichici scompare. La vita psichica in certo
modo si dissolve. Si sgretolano i collegamenti tra le figure e le tendenze volontarie.
Manca la rappresentazione del passato e dell’avvenire: l’individuo che sogna vive
solo nel presente. Una scena si sostituisce all’altra, e spesso la precedente è del tutto
dimenticata. Si vivono successivamente, a breve distanza di tempo, gli uni dagli altri,
o anche contemporaneamente, gli avvenimenti più contraddittori, senza
meravigliarsene […]2
. Insorgono elementi nuovi […], le rappresentazioni oniriche,
che non si possono chiamare allucinazioni, idee deliranti o falsificazioni dei ricordi.
Ma questi contenuti hanno una vivacità tale che non avrebbero se fossero semplici
rappresentazioni.”3

 

 

 

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